24.6.06

Chris Ware



(cliccare per ingrandire)
I gelosi non sopportano di vedere la felicità, ma soprattutto la grande quantità di cose che travolgono le esistenze altrui.
I fumetti e i disegni di Ware conferiscono la sicurezza della riscoperta dell'educazione alla solitudine. La presenza e il cesello sono ritagliati e fortemente contrastati con lo sfondo, i personaggi somigliano a qualcosa nel nostro immaginario di già sentito o sognato, le storie illanguidiscono, lasciano lontana la gelosia e l'avidità dalle menti, carpiscono l'energia più leziosa ed estrosa, restituendo una tregua spirituale che fa pensare agli esiti della pittura rinascimentale.
L'esposizione al Museum of Contemporary Art di Chicago (maggio 2006) manteneva intatta la struttura ipnotica e spiraleggiante delle strisce, attraverso un'esposizione che correva lungo le 4 pareti della sala, aperta in fasce sopra e sotto i ritagli fitti delle sue opere, ma immersa in un'inattesa clausura.

21.6.06

Morgue - seconda parte (un barlume di critica)


Gottfried Benn, ovvero la liberazione dell’uomo dalla logica aprioristica, per mezzo di una vivisezione cerebrale cruenta e necessaria.
La carne morta è dichiarata ricettacolo di terrene virtù; questa è la vena sanguigna più rossa
del nichilismo più nero.
L’“io” espressionistico è nettamente definito da Benn per mezzo dell’identificazione del vuoto
intorno al “non-io”. Per sottrazione dunque (ma con maniera ed espressionistico furore) si indefinisce il definibile, privando dell’essenziale l’essenza stessa delle cose, rendendole cioè “niente”.

Morgue I: Il piccolo astero

Un birraio annegato fu sbattuto sul tavolo.
Qualcuno gli aveva insinuato tra i denti
un piccolo astero violetto.
Quand’io sul petto
sotto la pelle
con un lungo bisturi
ne tagliai fuori lingua e palato,
devo averlo sospinto, perché
scivolò dentro il cervello lì presso.
Lo infilai nella cassa toracica
tra la segatura
quando ricucimmo.
Nella tua coppa bevi a sazietà!
Dolce riposo a te,
piccolo astero!

Gottfried Benn, 1912



13.6.06

Pausa



uno si crede che mai è mai

e quasi imperfette le onde circolari

invece di milioni di mai vedo la coda

fuori dagli stipi trascurati

e questi giri intorno

sono la perfezione di sbieco