
Cosa c'è alla base della fama del più famoso film di Argento?
I detrattori puntano il dito contro le lungaggini di alcune sequenze (l'ispezione alla villa del bambino urlante), l'assurdità di certi delitti, l'eccessivo fervore, il finale baracconesco (comune a molte pellicole del regista), l'improbabilità dell'assassino.
I sostenitori, dall’altro lato, evocano espressioni quali "poesia della violenza", "controllo formale", "espressionismo", tendendo in questo a confrontare la pellicola con altre del genere. Il film infatti, per essere un "thrilling" (come fu pubblicizzato all'uscita nelle sale, nel 1975), è indubbiamente superiore alla media per sceneggiatura e soprattutto confezione. Il montaggio resta ancor oggi esemplare, il lavoro sul suono mirabile, e anche i tempi sono ottimizzati per l'effett(acci)o finale.
A rivederlo tante volte, comunque, qualcosa indubbiamente sembra non funzionare. Tutto quello che non è semplicemente visivo rischia spesso di appare puerile ed artificiale. E anche le invenzioni pittoriche sono annegate dal sadismo, che sposta l'attenzione e tende a fiaccare i sensi.
Un ottimo film di genere, senz'altro, ma a volte poco distante dal bric-à-brac degli "idioti dell'orrore" (Battiato). È proprio lo spavento generato a indebolire una pellicola che potrebbe avere ambizioni più ampie (non contenutistiche, ma formali) e a farlo restare soltanto un film pauroso. Sarebbe stato possibile allargare l'estetica dell'omicidio e della brutalità ai canoni più ampi della bellezza vista come dramma, scissione (cfr il solito Bacon, o Genet), ma le scelte sono precise, e orientate più all’omaggio al genere che all’arte.
Quindi la paura è il mezzo e il fine. Questo è il limite.
È comunque interessante pensare all'influenza dell'architettura e del design, della moda e del costume sull'attribuzione dell'aggettivo "spaventoso" a quello che si vede.
Il film fa paura perché è vecchio e sporco, perché le luci sono taglienti, le musiche tese, i colori vivissimi (quel sangue di un rosso irreale è ancor più pauroso di quello vero, perché diventa parossismo del concetto di sangue. Come dire: tutto è malato, persino il sangue delle vittime), i dettagli morbosi (i rubinetti, gli specchi incrostati, la puntina del giradischi, le carrellate sui tavoli pieni di oggetti bizzarri e rossi).
Quell'arredamento (vedasi la casa della prima vittima) è funzionale alla storia, persino gli esterni sono tetri, spaventosi, e in ultima analisi tutti gli ambienti, naturali e non, funzionano decisamente.
Nel successivo Suspiria (1977) il décor barocco e coloratissimo - fin nelle luci, a tratti kitsch - e le scenografie pompose e visuali serviranno più da contrappasso che da sostegno. Qui invece le luci violente, i colori scuri, le prospettive sghembe generano una tensione subliminale profonda e duratura, e concorrono a generare il meccanismo della paura.
A qualcuno capita ancora di girare per le città e di inquietarsi a vedere gli androni dei palazzi, "stile profondo rosso", e di provare disagio a trovarsi in quelle strutture. Tale è la forza visiva del film.
La violenza è esplosiva, e poco credibile in certi tratti (avendo a disposizione un'arma affilata, che bisogno c'è di ficcare la testa della vittima nell'acqua bollente?), ma è indubbiamente vincente. La pellicola fa paura perché si sente che quella che rappresenta è la violenza che lo spettatore desidera. Fa paura la propria parte oscura che spinge a non girare gli occhi, ma anzi a guardare attentamente la mano dell'assassino che spacca i denti della vittima contro gli spigoli del camino. Il film tiene cioè conto dell'orrore inconscio, che completa la gamma di quello mostrato, centrando in pieno l'obiettivo di mettere a disagio.
A volte Argento si trova pericolosamente sul margine: ma sa bene che troppa violenza diventa grottesca e genera distacco, e dunque si tiene costante sul bordo. E mostra il massimo tollerabile, e nello stesso tempo credibile. Il regista introduce così una misura nella violenza (tra le pur abbondanti efferatezze).
Cliccare sul link, dove si vede il bellissimo trailer originale:
http://www.youtube.com/watch?v=Bjc1-Co-Fxk
Dario Argento, 1975