21.6.06

Morgue - seconda parte (un barlume di critica)


Gottfried Benn, ovvero la liberazione dell’uomo dalla logica aprioristica, per mezzo di una vivisezione cerebrale cruenta e necessaria.
La carne morta è dichiarata ricettacolo di terrene virtù; questa è la vena sanguigna più rossa
del nichilismo più nero.
L’“io” espressionistico è nettamente definito da Benn per mezzo dell’identificazione del vuoto
intorno al “non-io”. Per sottrazione dunque (ma con maniera ed espressionistico furore) si indefinisce il definibile, privando dell’essenziale l’essenza stessa delle cose, rendendole cioè “niente”.

Morgue I: Il piccolo astero

Un birraio annegato fu sbattuto sul tavolo.
Qualcuno gli aveva insinuato tra i denti
un piccolo astero violetto.
Quand’io sul petto
sotto la pelle
con un lungo bisturi
ne tagliai fuori lingua e palato,
devo averlo sospinto, perché
scivolò dentro il cervello lì presso.
Lo infilai nella cassa toracica
tra la segatura
quando ricucimmo.
Nella tua coppa bevi a sazietà!
Dolce riposo a te,
piccolo astero!

Gottfried Benn, 1912



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