21.6.07

The Idiot


“Heroes” di Bowie è un disco fulgido. Sidereo e senza sbavature, perfettamente collocato nel contesto che si creò appositamente (Berlino, 1977, capitale della neocultura wave), con una mostruosa self-awareness priva della minima ironia. Da qui la statura del mito, l’immortale immagine-patina legata alla plasticità di quella copertina in bianco e nero, al tessuto impenetrabile e raffinato degli arrangiamenti, alla voce “mimetizzata” e atona, alle cadenze marziali delle progressioni ritmiche, all’alternarsi vorticoso dei registri e dello spessore tra il lato A (Commercial side) e il lato B (Art side).
Nello stesso anno uscì The idiot, che sin dalla copertina lasciava spazio a pochi dubbi sulla sua natura sporca e understated. L’album, scritto da Bowie e Iggy Pop, si cala nel medesimo contesto ed è concepito come una sorta di rovescio della medaglia di “Heroes”. Ma il risultato è tremendamente superiore. Come fosse il miglior tentativo di una imitation of life da parte di uno che si sta disintossicando da uno stato mentale più che da una sostanza, o il disperato canto di un cigno malato che vuole arrivare alla bellezza suprema, prima di rendersi conto che gli resta solo qualche minuto da vivere, il disco vive di momenti supremi e liricamente lancinanti e di affondi depressi e sgradevoli.
Il patetico si sposa bene con il disco, che è rarefatto, funkeggiante, secco come pochi, dilatatissimo. Le tracce scorrono una dopo l’altra, e lasciano una scia ipnotizzante, tanto che a volte si ha l’impressione di trovarsi ancora al pezzo precedente.
È straniante immaginare Pop che si apre a contenuti post-glam (Dum dum boys, Sister midnight, Funtime – quest’ultima presente nella colonna sonora di Miriam si sveglia a mezzanotte, delizioso horrorazzo kitsch diretto dal fratellino più semplice di Ridley Scott), lui che con i suoi Stooges rappresentava l’ipostasi più laida che l’idea di rock potesse mai generare. E infatti compare talvolta una traccia di sarcasmo nella voce assorta, che sporca la trama sonora e la riempie di buchi densi e caldi. Tutta questa sensualità genera all’ascolto un piacere irresistibile. Per un disco intenzionalmente bianco e nero questo è il traguardo più sorprendente, specie se raffrontato a “Heroes”.
La perfezione è sfiorata inconsapevolmente in diverse tracce (Nightclubbing, una delle canzoni più imitate, e soprattutto China Girl e Mass Production) che, lungi dall’essere prolisse, lasciano un grumo di sensi appesi lì, a ristagnare, e appiccicarsi alle orecchie, come se suonassero da sempre e per sempre su quel piatto.

Iggy Pop e David Bowie, 1977

3 commenti:

Anonimo ha detto...

hai un blog veramente interessante....sergiofrassinelli@gmail.com...spero di avere tue notizie

Anonimo ha detto...

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best regards

marco ha detto...

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