23.1.08

Iluminacja


Disperata società associazionista, ferente politica di acquegrasse, pubbliche istituzioni esiziali, odioso potere in mano alle mani, e dentro alle stanze il gesto zen di spegnere. Un utopico “per sempre”.
L’angariato ricominciare, il crudele rimando ai sentimenti, che sono il facile rifugio di ogni peccato.
Dolorifica mancanza di dignità, straziante mondanità.
Per chi non è normale spegniamo una luce.
Traffici trascendentali, eterne diatribe di muffe incallite e facce impagliate in movenze segnate.
Spengo la luce al mondo con troppi soli e troppe sole.
Il disumano passo delle religioni furbette, l’infinita povertà dei ricchi di spirito, e le bellurie di chi non si può permettere neppure una visione politica, ma vive lo stesso. Buona notte all’indulgenza e a chi ride perché ha capito come si vive a ridosso delle cose. Fino alla morte.
L’eterno divenire, che poi non è eterno e non è divenire. La foresta delle ambizioni con le corde e le liane del bel pensiero e della produzione e le infinite uscite di sicurezza per tornare a casa. Lo sfascio della droga e di chi perde, e non risale. La scelta dell’immoralità.
Spegniamo la luce all’obesità senza immondizia, alla cultura senza colore, alle giornate piene di aria da rinnovare. Al buio ritroviamo l’abbondanza, la sicurezza delle cose che percepiamo. Possiamo dirci uguali, se non altro a noi stessi. Ogni pezzo di corpo uguale, ogni vestito.
La dignità torna ad essere commisurata a quello che siamo, e non a quello che è visibile. Riconoscersi unità nonostante le lacerazioni e i troncamenti. Nel buio la pacificazione delle menti.
Il gravissimo peso delle colpe non lavate, il sacrificio perso per mani distratte, il sentimento mal riposto in altari spioventi e in persone sfuggenti. Il dolore puro nei movimenti e nella ruota degli occhi, apparente e profondissima. La malattia e l’ineluttabilità del pianto dei bambini. L’inesorabilità delle leggi di ogni natura.
Spengo la luce al positivismo e alla ragione, perché nessuno ha ragione, e chiudo le imposte delle cose che non salvano, perché partorite nel travaglio della mente, e dunque corrotte.
L'inevitabile caos dei contatti falsi, l’insoffribile falsità del concetto di anima, la moltitudine che si propaga. Queste luci moleste conviene spegnerle una volta per tutte, perché tutti ci si riconosca parte di un sistema misterioso e mortale, e perché alla fine qualcosa di buono ritorni, e non solo la pazzia e la sostanziale solitudine cui tutti naturalmente tendiamo.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao,
ho letto velocemente la primissima parte del post e ti confesso che dovrei avere più tempo e più silenzio per seguire il filo di ciò che scrivi...In effetti dalle prime righe ho capito molto poco, forse chi ti conosce di più sa dove volevi andare a parare, ttutavia, accetto la sfida e mi impegnerò leggendo a fondo il tuo scritto.
ciao Stefano

marco ha detto...

grazie per la tua pazienza

Anonimo ha detto...

grazie a te per quello che scrivi...Continua...:-)
ciao Stefano

Anonimo ha detto...

ciao marco,
ma dove sei finito?
Fatti vivo.
ciao stefano

marco ha detto...

Sono senza internet...

Anonimo ha detto...

Dove ti posso scriverti per romperti un po' le scatole senza dar fastidio ai tuoi affezionati lettori?
Buona Pasqua.
Ciao Stefano

marco ha detto...

ciao e buona pasqua anche a te
puoi scrivere a fasquelle@hotmail.it

Anonimo ha detto...

bene Marco..
un abbraccio..con la voglia di rivederti..
Atrep

Anonimo ha detto...

Ciao Marco,
hai finito di lavarti la testa? Questo post è un po' vecchiotto...dai dai regalaci un altro po' dei tuoi pensieri..
ciao stefano